Servono anche

Sono cresciuto in Inghilterra quando i ricordi della seconda guerra mondiale erano ancora molto freschi. Gli eroi dei ricordi erano sempre quelli che erano stati nelle forze armate. Coloro che non si erano arruolati o non erano stati richiamati non erano ben visti nella stessa luce. Il loro ruolo è sempre stato visto come in qualche modo meno. Solo quando sono cresciuto sono venuto a sapere dell’enorme sforzo richiesto da coloro che non erano in uniforme.

Molti uomini che erano stati obiettori di coscienza erano tra quelli arruolati dal Ministero del Lavoro di Ernest Bevin per lavorare come minatori di carbone, prendendo il posto nelle fosse di coloro che erano andati a combattere. Tuttavia, nella versione della storia con cui sono cresciuto, essere un “Bevin boy” doveva essere un obiettore di coscienza. Solo più tardi ho appreso che la maggior parte dei cosiddetti Bevin boys erano abbastanza disposti a servire nelle forze armate, era una decisione del governo che avrebbero dovuto lavorare nelle miniere. I minatori dovevano compiere sforzi sovrumani, i turni erano lunghi, le condizioni spaventose, i pericoli grandi. Furono i loro sforzi a sostenere lo sforzo bellico, mantenendo le acciaierie, le fabbriche di munizioni e le centrali elettriche fornite dell’energia necessaria per la sopravvivenza della nazione.

Il fronte interno, come veniva chiamato, era critico: nutriva 40 milioni di persone; rafforzava l’esercito, la marina e l’aeronautica; produceva i materiali necessari alle forze alleate che affrontavano le forze nemiche nei quattro angoli del mondo. Mantenere il morale a casa era importante e uno degli slogan che è diventato popolare è stato, ” Servono anche che solo stare in piedi e aspettare.”

Il punto era che il servizio sul fronte domestico era critico come il servizio all’estero, ho sempre pensato che “Servono anche” facesse parte di una citazione di qualche oratore o scrittore contemporaneo. Potete immaginare Winston Churchill in piedi e dire con la sua voce ghiaiosa, ‘Servono anche che solo stare in piedi e aspettare’.

Solo quando l’ho cercato ho scoperto che le parole provenivano dal poeta John Milton. Man mano che cresceva e le sue facoltà fisiche gli mancavano, Milton si sentì frustrato dal fatto di poter fare così poco al servizio di Dio. Ma ha anche capito che accettare la propria sorte con buona grazia, e servire Dio ovunque ci si trovi, sono altrettanto importanti quanto viaggiare lontano sulla terra e sul mare. Milton scrisse:

“Dio non ha bisogno né dell’opera dell’uomo né dei suoi doni:
chi meglio sopporta il suo mite giogo, lo serve al meglio.
Il suo stato è regale; migliaia alla sua velocità di offerta
E post o’er terra e oceano senza riposo:
Servono anche che solo stare in piedi e aspettare.”

” Servono anche chi sta solo in piedi e aspetta”, sembra un verso appropriato in questo periodo dell’anno per ricordare coloro che non hanno ricevuto la chiamata. Dopo la morte di Giuda Isariota, gli Undici cercano un sostituto e ci viene detto: “Tirarono a sorte, e la sorte toccò a Mattia; così fu aggiunto agli undici apostoli.”

Che dire del tizio che non è stato scelto?

Joseph chiamato Barsabbas (noto anche come Justus) è stato selezionato ma non ottiene il lavoro. Egli ha i requisiti stabiliti da Pietro, per ” essere stato con noi tutto il tempo in cui il Signore Gesù entrò e uscì tra noi, cominciando dal battesimo di Giovanni fino al tempo in cui Gesù fu preso da noi.”Non ci viene detto quale sia la reazione di Mattia o Giuseppe – questa è la volontà di Dio e loro la accettano e vanno avanti con qualsiasi compito Dio abbia dato loro.

“Servono anche coloro che stanno solo in piedi e aspettano”, sembrerebbe una parola appropriata di incoraggiamento a Giuseppe e a noi stessi; non come una parola di consolazione, ma come una dichiarazione che tutti noi abbiamo ministeri dati a noi da Dio. Invece di voler essere da qualche altra parte, andiamo avanti con quello che stiamo facendo.